I nuovi vertici dell’ambasciata statunitense ad Atene avranno un obiettivo preciso: mettere i porti greci sotto il controllo di Washington. Il bersaglio principale sarà Salonicco, ma anche il Pireo subirà probabilmente pressioni dagli Stati Uniti per creare le condizioni di una separazione dall’azienda di logistica cinese China Ocean Shipping Group Company (Cosco). Gli americani sono interessati anche ad Alessandropoli, come potenziale snodo del corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec). Proprio l’ambizioso progetto Imec, che esclude la Cina, è tra le cause delle mire statunitensi sulle infrastrutture portuali greche. La partita diplomatica sta cominciando ad avere effetti sull’autorità portuale del Pireo e su quella che gestisce il porto di Salonicco.
A dicembre del 2024, quando Donald Trump, dopo la vittoria alle presidenziali statunitensi, aveva detto che avrebbe nominato Kimberly Guilfoyle ambasciatrice ad Atene, pochi avevano colto l’importanza dell’annuncio. Guilfoyle è parte integrante del nucleo più ideologico della squadra di Trump e lavorerà ad Atene con un mandato chiaro: tenere la Grecia lontana dall’influenza di paesi che Washington considera avversari.
L’ambasciatrice arriverà nella capitale greca alla fine di luglio (o al massimo nel mese di agosto), dove lavorerà a stretto contatto con Josh Huck, esperto del Mediterraneo orientale che in passato è stato inviato anche a Shanghai, Hong Kong e Taiwan (per conto del dipartimento di stato statunitense ha lavorato come direttore dell’ufficio per gli affari dell’Europa meridionale e all’interno dell’ufficio per gli affari di Corea e Cina).
L’incarico principale di Guilfoyle ad Atene sarà limitare da subito l’influenza cinese, creando una serie di barriere all’espansione di Pechino. Il settore delle infrastrutture portuali sarà cruciale in questa missione. Gli statunitensi vogliono acquisire il controllo del porto di Salonicco, scelto come porta d’ingresso all’Europa del corridoio Imec.
L’ambasciatrice inoltre potrebbe avere il compito di fare pressione sul governo greco per spingere la Cosco a lasciare il Pireo. Gli statunitensi sono interessati al porto ateniese già da tempo. I funzionari americani hanno il compito di osservare attentamente tutto ciò che riguarda la struttura e riferire sia all’ambasciata statunitense ad Atene sia alla delegazione di Washington presso l’Unione europea, a Bruxelles.
All’interno di questa strategia rimane viva l’attenzione anche per il porto di Alessandropoli, non più considerato una tappa del trasporto di materiale militare verso l’Ucraina ma una potenziale “base” per l’Imec.
Il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa è un progetto su cui Grecia, Israele e Cipro vorrebbero l’approvazione degli Stati Uniti, perché per un intreccio di interessi geopolitici dell’India, che vuole aggirare il rivale Pakistan, di fatto esclude la Turchia.
La realizzazione del corridoio indiano attraverso i porti greci come via d’accesso all’Europa comporterebbe un rafforzamento del ruolo internazionale della Grecia. In cambio, secondo fonti diplomatiche greche, Atene dovrà scontare le conseguenze di un distacco economico da Pechino.
L’Imec è stato al centro delle trattative tra il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e l’indiano Narendra Modi in occasione dei loro incontri ad Atene (nell’agosto 2023) e New Delhi (nel febbraio 2024). Il fatto che l’India abbia stretto un accordo strategico con la Grecia e la Francia (oltre che con la Germania, per altre ragioni) spiega gli ottimi rapporti tra Atene e Parigi sul tema dell’Imec, anche se la Francia vorrebbe che il porto d’ingresso all’Europa occidentale fosse quello di Marsiglia.
Anche se le proposte di Grecia e Francia possono essere complementari (considerando Marsiglia lo snodo per l’Europa occidentale e Salonicco quello per l’Europa orientale e centrale), non bisogna dimenticare che esiste un paese in competizione diretta con loro: è l’Italia, che sta promuovendo tre porti nel sud del paese. Ma Atene e New Delhi sono già in una fase avanzata delle trattative.
Il governo indiano ha infatti proposto (d’accordo con quello greco) lo scambio di informazioni sul movimento delle navi mercantili per rafforzare la cooperazione nel campo della sicurezza marittima. E ha perfino offerto alla Grecia la possibilità di sviluppare un sistema radar di sorveglianza congiunto.
Al di là dell’Imec, Atene si sta adattando alle necessità di Washington nella regione. Tre mesi fa il governo greco ha respinto la richiesta arrivata da Pechino di un’autorizzazione per l’attracco delle navi da guerra cinesi nei porti greci.
Questi sviluppi arrivano proprio mentre la Cina sta reagendo con forza alla decisione della compagnia di Hong-Kong CK Hutchison, controllata dal miliardario Li Ka-shing, di vendere gran parte delle sue operazioni portuali globali (del valore di 22,8 miliardi di dollari, comprese alcune strutture lungo il canale di Panamá) a un consorzio di cui fanno parte il fondo d’investimento statunitense BlackRock e una società controllata dalla famiglia italiana Aponte, proprietaria della Msc, prima compagnia al mondo nella gestione del traffico marittimo mercantile.
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