Il 26 maggio almeno 33 persone sono morte nel bombardamento israeliano di una scuola nella città di Gaza, ha annunciato la difesa civile palestinese, in un momento in cui Israele sta intensificando la sua offensiva nonostante le crescenti pressioni internazionali.
“Il bilancio del massacro compiuto nella scuola Fahmi al Jarjaoui nella città di Gaza è di almeno 33 morti e più di sessanta feriti, in maggioranza bambini, ma ci sono anche molte donne”, ha dichiarato all’AFP il portavoce della difesa civile Mahmoud Bassal, aggiungendo che l’edificio ospitava centinaia di sfollati.
L’esercito israeliano ha affermato di aver preso di mira dei “terroristi di primo piano che operavano in quella che un tempo era una scuola”.
Altre diciannove persone sono morte in un attacco israeliano contro una casa a Jabalia, nel nord del territorio.
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Rompendo una tregua che durava da due mesi, Israele aveva ripreso a marzo la sua offensiva nella Striscia di Gaza, intensificando le operazioni militari a partire dal 17 maggio, con l’obiettivo dichiarato di distruggere Hamas, liberare gli ultimi ostaggi e assumere il controllo dell’intero territorio.
L’offensiva è accompagnata da un blocco degli aiuti umanitari che ha aggravato la catastrofe umanitaria in corso. Secondo le Nazioni Unite e le ong, i pochi aiuti che Israele ha lasciato entrare negli ultimi giorni sono lontani dal soddisfare i bisogni della popolazione.
L’aggravarsi della situazione sta suscitando crescente indignazione nel mondo. La settimana scorsa l’Unione europea si è pronunciata a favore di una revisione del suo accordo di associazione con Israele.
“Per cercare di fermare questa guerra che non ha più alcun senso e far entrare gli aiuti umanitari in modo massiccio, affinché non sia Israele a decidere chi può mangiare e chi no, dovremmo adottare in tempi rapidi delle sanzioni”, ha affermato il ministro degli esteri spagnolo José Manuel Albares durante un’intervista all’emittente radiofonica francese France Info.
Albares ha parlato in occasione di una riunione a Madrid tra i leader dei paesi europei e arabi. Davanti alla stampa Albares ha dichiarato che la Spagna chiederà la “sospensione immediata” dell’accordo di associazione tra l’Unione europea e Israele, nonché un embargo sulle armi e sanzioni individuali.
Intanto, il 25 maggio il capo della Gaza humanitarian foundation (Ghf), un’organizzazione creata ad hoc e sostenuta dagli Stati Uniti per distribuire aiuti nella Striscia di Gaza, ha annunciato le sue dimissioni, dichiarando di non poter adempiere alla sua missione “nel rispetto dei principi di umanità, neutralità, imparzialità e indipendenza”.
L’organizzazione, creata pochi mesi fa, aveva annunciato il 14 maggio la distribuzione di trecento milioni di pasti per un periodo iniziale di novanta giorni.
In un comunicato diffuso il 26 maggio, il consiglio d’amministrazione della Ghf ha deplorato le dimissioni del suo capo e assicurato che la distribuzione degli aiuti andrà avanti.
“Il 26 maggio cominceremo a distribuire gli aiuti a Gaza, raggiungendo più di un milione di palestinesi entro la fine della settimana”, ha aggiunto.
Le Nazioni Unite e le ong hanno chiarito che non parteciperanno alla distribuzione degli aiuti della Ghf, accusata di essere al servizio d’Israele.