Il processo che vede imputato il rapper e produttore statunitense Sean “Diddy” Combs è cominciato nei primi giorni di maggio e sta attirando l’attenzione dei mezzi d’informazione statunitensi e internazionali, in particolare dopo la testimonianza della sua ex compagna, la cantante e modella Cassie Ventura. La donna ha raccontato in aula di essere stata stuprata, picchiata e psicologicamente manipolata da Combs durante la loro relazione durata più di dieci anni. Le sue parole, insieme al video del 2016 che mostra Combs mentre la aggredisce in un hotel della California, negli Stati Uniti, sono diventate il fulcro del processo, fa notare il sito della radio pubblica statunitense Npr.
Tuttavia, l’impianto accusatorio costruito dalla procura federale di New York va ben oltre la violenza domestica. Le accuse contro Combs riguardano vari reati: traffico sessuale, sfruttamento della prostituzione e, soprattutto, associazione a delinquere di tipo mafioso, secondo quanto previsto dalla Racketeer influenced and corrupt organizations act (Rico), una legge statunitense nata negli anni settanta per contrastare i gruppi mafiosi attivi all’epoca e da allora usata contro il crimine organizzato. Combs si è dichiarato innocente, ma quello che sta venendo fuori dalle aule di tribunale sembra contraddirlo pesantemente.
Secondo l’accusa, Combs avrebbe costretto alcune donne a partecipare ad atti sessuali a pagamento, a volte con lui, a volte con altri uomini, organizzando incontri in diverse città. Cassie Ventura ha descritto episodi di violenza e coercizione durante quelli che Combs chiamava freak offs: in queste situazioni il rapper la costringeva a fare sesso con degli uomini assoldati a pagamento e filmava i rapporti mentre si masturbava. Pare che i freak offs con Ventura non siano stati un caso isolato.
La parte più complessa dell’inchiesta a carico di Combs, però, è rappresentata dalle accuse di racketeering, termine inglese che definisce le attività del crimine organizzato, che rientrano nella già citata legge Rico. La procura sostiene che Combs abbia usato il suo potere economico – frutto di un impero che va dalla musica alla moda, passando per il settore degli alcolici e dei mezzi d’informazione – per coprire le attività illecite. Secondo l’accusa sarebbe responsabile di rapimenti, incendi dolosi, corruzione, lavoro forzato e violenze su più donne. Tra i testimoni chiamati in aula c’è stato anche il musicista Kid Cudi, convinto che Combs abbia fatto incendiare la sua auto dopo aver scoperto una relazione tra lui e Cassie Ventura.
La testimonianza di Ventura, oltre al valore probatorio, ha avuto anche un forte impatto dal punto di vista della comunicazione: in un caso così complesso, il suo racconto ha fornito alla giuria un filo conduttore che copre oltre dieci anni di abusi e soprusi. L’accusa ha scelto di partire con la sua deposizione per motivi pratici — Ventura è incinta di otto mesi — ma si è rivelata anche una scelta strategica efficace. Un’unica testimone è spesso più incisiva di molti resoconti frammentati.
La corte del distretto sud di New York, nota per il suo tasso di condanne superiore al 90 per cento, continua a raccogliere prove, comprese testimonianze e documentazioni visive che mostrano episodi di violenza. Tuttavia, la sfida principale rimane quella di convincere i giurati che dietro il nome di Sean Combs non si nasconda soltanto un imprenditore di successo, ma il leader di una rete criminale organizzata. Il processo dovrebbe continuare almeno fino alla fine di giugno, e solo allora si saprà se la giustizia avrà trovato prove sufficienti per sostenere accuse così gravi.
La vicenda di Diddy, il cui vero nome è Sean Love Combs, è venuta fuori per la prima volta il 16 novembre 2024. I fatti contestati a Combs sono successi a partire dal 2005, quando Ventura conobbe il rapper (al tempo lei aveva 19 anni, lui 37) e firmò un contratto discografico con l’etichetta di Diddy, la Bad Boy Records.
Diddy è stato una delle figure di riferimento del rap statunitense. Rappresentante della “East Coast”, nella sua carriera ha prodotto artisti come Notorious B.I.G. (del quale era anche amico), Mary J. Blige e Usher. Nel 1997 pubblicò I’ll be missing you, dedicata alla memoria di Notorius B.I.G., morto in una sparatoria pochi mesi prima dell’uscita del brano. Il pezzo campionò senza permesso Every breath you take dei Police – e per questo Combs fu condannato a versare un cospicuo risarcimento a Sting – e fu la prima canzone rap a raggiungere il primo posto della classifica statunitense.
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