Fino al 24 giugno è stagione di asparagi. Ne sono contenti i buongustai, ma non gli agricoltori e i braccianti: per loro è un periodo faticoso. Raccogliere gli asparagi, infatti, è un lavoro molto duro che non vuol fare quasi più nessuno, motivo per il quale trovare manodopera non è facile. “Nel periodo del raccolto”, racconta Arno van Lankveld, imprenditore olandese proveniente da una famiglia che coltivava asparagi, “ci facevamo due domande: riusciremo a trovare abbastanza gente per portare a termine il lavoro? Quanto ci costerà?”. Ora Van Lankveld, che fa l’ingegnere, è convinto di aver trovato la soluzione al problema grazie alla tecnologia: dal 2018 la sua azienda Avl Motion lavora a un robot per la raccolta degli asparagi.
Negli ultimi mesi quattro macchinari di questo tipo sono stati impiegati per la prima volta: tre nei Paesi Bassi e uno in Germania. Secondo Van Lankveld, un robot può sostituire tra i 12 e i 15 braccianti e per manovrarlo basta un telecomando. Dei coltelli tubolari trinciano gli asparagi facendoli cadere su un nastro che li trasporta verso un contenitore. Il robot ha l’aspetto di una spazzatrice stradale, pesa 4,5 tonnellate e si muove nei campi alla velocità di quasi quattro chilometri all’ora.
Nel settore agricolo l’automazione è una questione centrale. Soprattutto nei Paesi Bassi che, pur essendo un piccolo paese, sono tra i maggiori esportatori mondiali di prodotti agricoli. Le aziende olandesi hanno un gran bisogno di manodopera disposta a fare un lavoro durissimo per pochi soldi. Nel paese i braccianti stranieri hanno scatenato forti contrasti politici: c’è chi accusa le aziende agricole di aver fatto arrivare troppi immigrati poco qualificati, contribuendo tra l’altro alla scarsità di alloggi sul mercato locale; altri, invece, denunciano le vergognose condizioni abitative in cui è costretta a vivere una parte dei braccianti stranieri.
In tutto questo il settore deve fare i conti con un problema di fondo, che in futuro è destinato ad aggravarsi: nei Paesi Bassi diminuiscono gli arrivi di immigrati e di conseguenza c’è meno manodopera a basso costo. La scarsità di braccianti fa aumentare i salari, anche perché negli ultimi anni il salario minimo garantito è stato aumentato.
Le agenzie di collocamento olandesi hanno sempre reclutato molti braccianti nell’Europa orientale, in paesi come la Polonia, la Bulgaria e la Romania. Ma anche lì non ci sono più molte persone disposte a svolgere, a qualsiasi condizione, questo duro lavoro lontano da casa. Di conseguenza l’immigrazione da quei paesi è nettamente in calo. Dalla Polonia, per esempio, è diminuita di più del 70 per cento negli ultimi tre anni. La speranza delle aziende è che i robot risolvano il problema sostituendo gli esseri umani nei lavori più duri, com’è successo nelle fabbriche.
Mungitura automatica
Nei Paesi Bassi i robot agricoli sono già usati principalmente dai produttori di latte. Con quasi novecento milioni di fatturato nel 2024, l’azienda leader sul mercato è la Lely, i cui robot svolgono quasi tutte le attività quotidiane, dalla mungitura alla pulizia della stalla, passando per la somministrazione del foraggio. La Lely ha già venduto cinquantamila robot per la mungitura automatica. Secondo la portavoce dell’azienda, Eveline van Wijmen, “è la mucca a decidere quando essere munta”, mentre il contadino diventa completamente estraneo al processo. Attratta da una manciata di mangime concentrato, infatti, la mucca entra da sola in una stazione di mungitura completamente automatizzata. Il rituale di un tempo, quando ogni mattina e ogni sera si calzavano gli stivali di gomma per andare a mungere le mucche nella stalla, sta sparendo dalla quotidianità.
L’ingegnere Erik Pekkeriet, che dirige le ricerche sull’automazione all’università di Wageningen, ritiene che i robot e i dati che li guidano stiano trasformando il settore: “L’agricoltore scende dal trattore per diventare un agronomo che maneggia dati”. Secondo lui, grazie alla tecnologia si riducono i tempi del lavoro e ci si può dedicare ad altro. Pekkeriet fa l’esempio di un agricoltore che prima pagava un dipendente principalmente per guidare il trattore e ora ne ha assunto uno che si dedica al benessere delle mucche, per esempio alla loro alimentazione e alla loro salute. I dati dei sensori e dei sistemi informatici, inoltre, permettono di risparmiare il tempo dedicato alla burocrazia. Un altro grande vantaggio, se si considera che di recente proprio la burocratizzazione ha spinto molti contadini europei a protestare.
Ma nell’orticoltura l’automazione è molto lontana dai livelli del settore lattiero. I costi di macchinari come quello per la raccolta degli asparagi della Avl Motion sono ancora molto alti: il robot di Arno van Lankveld, per esempio, costa 350mila euro; raccoglie due asparagi al secondo, ma la macchina è consigliata a chi ha almeno dieci ettari di terreno da coltivare. Negli Stati Uniti i robot sono già impiegati per raccogliere i broccoli ma, a parte questo, di macchinari capaci di sostituire l’essere umano nel lavoro del raccolto – monotono sì, ma complesso dal punto di vista motorio – praticamente non ce ne sono.
In un edificio del campus dell’università di Wageningen è già pronto un macchinario per la raccolta dei fiori, ma bisogna ancora trovare un produttore che lo fabbrichi su larga scala. Pekkeriet è convinto che presto saranno pronti per il mercato anche robot per la raccolta di pomodori, peperoni e mele: “Li stiamo testando nelle serre”. Secondo il ricercatore ci vorranno due anni per poterli usare.
Anche i gestori delle serre stanno cambiando atteggiamento. Grazie all’immigrazione, infatti, per molto tempo hanno avuto a disposizione manodopera in abbondanza e quindi si sono concentrati sul prodotto e sulla vendita, trascurando il processo produttivo. Ma ora che il mercato del lavoro sta cambiando dovranno cominciare a occuparsene.
Anche Van Lankveld dice che tra due anni il suo robot sarà in grado di raccogliere anche gli asparagi verdi. Poi vorrebbe estenderne il campo d’attività ad altri tipi di frutta e verdura, come l’insalata e le fragole. Pekkeriet riconosce che finora la maggior parte dei robot è piuttosto lenta nella raccolta: “Non saranno mai veloci come gli esseri umani”. Ma la sua speranza è che si rivelino più produttivi, dal momento che lavorano 365 giorni all’anno. “Più che alla velocità”, risponde alle osservazioni degli scettici, “bisogna guardare al risultato”. ◆ sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1619 di Internazionale, a pagina 102. Compra questo numero | Abbonati